Forse l’emozione più bella, quando si dorme in montagna, è il risveglio: respirare a pieni polmoni l’aria frizzante del mattino e fare colazione di fronte a una vista a 360°, pregustando già le prossime salite. Il silenzio, la bellezza, la natura sono un invito ad abbassare i toni, non lasciare impronte dietro di sé, comportarsi secondo un “galateo” che non si legge sui manuali ma si apprende in cammino.
Ecco allora qualche consiglio utile, soprattutto per i neofiti.
In rifugio
Alcuni si raggiungono con gli impianti di risalita, altri sono collegati da strade forestali, altri ancora sono più isolati, una meta che richiede buone gambe. Tutti offrono, però, l’esperienza di dormire e soprattutto svegliarsi in quota. A patto di ricordarsi che non si tratta – per fortuna – di hotel di città, che l’approvvigionamento, per i rifugisti, è oneroso e faticoso, e che è richiesto un minimo di spirito di adattamento.
- Prenotare sempre, possibilmente il giorno prima. Una telefonata aiuta il gestore ad organizzare al meglio il riposo e a munirsi di provviste in quantità adeguata.
- Portare il cibo da casa per poi consumarlo al tavolo? Pessima abitudine. Il pranzo al sacco è perfetto per uno spuntino sul prato, su un sasso, ai lati di un sentiero. Nei rifugi è molto meglio accomodarsi sulla terrazza panoramica per gustare la cucina locale o una bibita. Molti rifugi, inoltre, offrono la mezza pensione.
- In montagna tutto è più impegnativo, compresa la gestione dei rifiuti. Ecco perché il buon escursionista ci pensa da sé e riporta a valle i propri scarti, lattine, bottiglie e cartacce, senza riempire il cestino del rifugio.
- Finalmente arriviamo alla zona notte. Poche e semplici regole: via scarpe e scarponi, si cammina in ciabatte – messe a disposizione dal rifugio. Si dorme nel sacco lenzuolo, le coperte sono fornite in quantità. Alle 22 c’è il coprifuoco: scatta l’ora del silenzio totale, e del buio. Una pila frontale è indispensabile per orientarsi nell’oscurità.
- Carta e penna: scrivi nel libro del rifugio a disposizione dei visitatori nome, data di arrivo e partenza, la provenienza e soprattutto la futura destinazione. Soprattutto se hai in programma escursioni impegnative o scalate in parete: conoscere i tuoi piani è importante per la sicurezza.
(Foto di Lorenzo Belfrond – Tutti i diritti riservati)
In bivacco
Dopo ore di cammino si raggiunge una struttura isolata, solitamente in legno o lamiera, lasciata a disposizione degli alpinisti e degli escursionisti come base di appoggio per nuove partenze. All’interno possono dormire da 6 a 10 persone, che trovano una riserva di cibo, brandine e coperte, qualche tavolo e sgabello, talvolta una stufa o un camino. Una sistemazione spartana: fa parte del suo fascino.
- Prima di partire, informati: troverai acqua potabile vicino al bivacco? Da questa informazione dipenderà la quantità di acqua che porterai con te: nel caso, prevedi almeno un paio di litri a testa di riserva.
- Il bivacco è una casa comune, un ricovero aperto a tutti. Forse dovrai dividere lo spazio e le risorse con gli altri, e il fatto di essere arrivato per primo non costituisce un titolo di preferenza. Spirito di adattamento, cortesia e rispetto fanno parte del bagaglio invisibile da portarsi nello zaino.
- Capitolo cibo: non dimenticare un pentolino e fornelletto se vuoi consumare qualcosa di caldo, tè o minestrine liofilizzate. In bivacco troverai scatolette e le bustine di cibo pronto all’uso, lasciate da altre persone prima di te, puoi contraccambiare con qualcosa di tuo.
- Parola d’ordine: autosufficienza. Da portare con te: sacco a pelo, o sacco lenzuolo, se si è certi di trovare coperte ed è piena estate; pila frontale, candele; un ricambio di vestiario asciutto protetto da un sacchetto di plastica. E tappi per le orecchie.
- Ci sono responsabilità che spettano ai visitatori: lasciare pulito e in ordine, e permettere a chi verrà dopo di trovare un ricovero adeguato. Quindi riporta a valle i rifiuti, e se consumi della legna per la stufa o il camino, sostituiscila.
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