Carta di Cortina: gli impianti a fune alleati della montagna

Due anni fa, l’Anef e altri importanti partner – Ministero dell’Ambiente, Comune di Cortina d’Ampezzo, Regione Veneto, ANCI, CONI, FISI, Fondazione Dolomiti UNESCO, sprecozero.net – firmavano la Carta di Cortina, impegnandosi a tutelare il territorio di montagna e ridurre l’impatto ambientale dei grandi eventi sportivi invernali, in vista dei Mondiali 2021.

Da allora l’associazione, che riunisce il 90% degli impianti funiviari italiani, partecipa alla costruzione di un percorso virtuoso. È quanto ha raccontato lo scorso agosto la Presidente Anef Valeria Ghezzi, a Cortina, durante una tavola rotonda sul tema, organizzata da Ministero dell’Ambiente, Convenzione delle Alpi e Delegazione Italiana della Convenzione delle Alpi, con la collaborazione di Fondazione Cortina 2021.

L’occasione per sottolineare un concetto fondamentale: “La Carta di Cortina afferma che non c’è dicotomia tra le infrastrutture come gli impianti di risalita o di innevamento e il rispetto dell’ambiente” ha sostenuto Valeria Ghezzi. Se il settore della mobilità a fune è centrale nell’affermazione di un modello di sostenibilità per le terre alte è grazie alla tecnologia, ha aggiunto. “Investendo nell’ammodernamento degli impianti riduciamo i consumi di acqua ed energia, diminuiamo la produzione di rifiuti, limitiamo l’impatto ambientale”.

Opinione condivisa da un’altra relatrice, Mara Cernic. La Presidente Gruppo di Lavoro Turismo Sostenibile della Convenzione delle Alpi ha evidenziato l’impegno collettivo di tutti gli attori, e in particolare anche dei privati che lavorano per offrire al turista un’esperienza autentica di immersione nella natura, riducendo sprechi di risorse e impatto ambientale. “Queste imprese sanno che il paesaggio possiede un valore culturale, naturalistico ed economico che va preservato e tutelato. Per farlo si servono anche dell’innovazione, che è un’alleata della sostenibilità ambientale” ha dichiarato.

A Cortina si è parlato di ambiente, ma anche di sostenibilità economica: il turismo di montagna ha delle ricadute in termini di occupazione che non possono essere ignorate. “È chi ci abita e ci lavora a mantenere viva la montagna, sbarrando il passo al dissesto idrogeologico da un lato, e all’abbandono delle aree decentrate dall’altro, investendo nel futuro di queste comunità” ha concluso Valeria Ghezzi.

 

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