Coppa del Mondo, che passione! L’impatto delle gare su resort e impianti

C’è chi la sogna e chi la insegue. C’è anche chi la usa come banco di prova per poi offrire ai turisti di tutti i giorni un prodotto ancora più raffinato. La coppa del Mondo di sci alpino non è solo un esame per atleti e campioni, ma per l’intera località sciistica che la ospita. L’Italia del Circo Bianco è rodata ai grandi eventi: dopo l’Austria è il paese che ha organizzato più eventi nel Circo Bianco Coppa ed in questa 54sima stagione, sono sette le sorelle italiane di una Coppa che culminerà proprio a Cortina d’Ampezzo con le finali, prove generali dei Mondiali 2021 e dei Giochi 2026.

“È una grande opportunità”, spiega Lorenzo Tardini Direttore di Anef Lombardia e Sales & marketing director della Fondazione Cortina 2021, “per mostrare, anche attraverso i media da tutto il mondo e le dirette tv, le nostre montagne e il saper fare italiano. Alberghi, trasporti, impiantisti, maestri e sci club, negozi: si fa sistema per un evento che resta nel cuore degli ospiti”.
Le esigenze delle squadre devono amalgamarsi con quelle dei turisti, sia in paese, sia su piste ed impianti che fanno gli straordinari per andare incontro al “menù” richiesto dalle lunghe giornate dei campioni. La Coppa è un super test: superarlo significa consolidare nell’immaginario collettivo l’idea di un comprensorio da veri campioni. Ben oltre la revenue economica, essere “host” di Coppa equivale ad avere un master nel curriculum.

“Per Cortina è stato così: il know-how ed anche l’endorsment che molte atlete hanno fatto nei confronti dell’Olympia delle Tofane”, aggiunge Tardini “è stato il miglior viatico nell’iter di assegnazione dei grandi eventi”.
Oltre al passato e alla tradizione, quando si parla di Coppa a contare è soprattutto il futuro. Prendi l’Alta Badia: per la gara di Gigante Parallelo, che da quest’anno assegnerà anche la coppetta, la tappa è stata presa come format di riferimento. La Gran Risa è da sempre un libro aperto ed un campo di sperimentazione dove la tecnologia più innovativa ha trovato terreno fertile per affinarsi. Qui è nato il metodo della barratura del manto nevoso, brevettato da Cristian Steinbach, oltre 20 anni fa, e da qualche stagione una stazione meteo rileva ad hoc i cambiamenti di vento e temperatura.

Oggi, anche la precisione con cui si prepara il manto è millimetrica: la pista è un “grande fratello” della neve. “Un software che controlla la distribuzione dell’acqua “dialoga” con i cannoni, attraverso dei sensori capaci di comunicare quanto manto serva ancora per raggiungere i parametri dei 40 cm aurei richiesti dalla Federsci”, spiega Andy Varallo, direttore della tappa badiota di Coppa, ma anche vicepresidente del Consorzio Dss – Dolomiti Superski.

Controllo in remoto, efficientamento energetico: le diseconomie sono ormai un vecchio ricordo. La battitura della pista che di solito è fatta con un verricello, data la pendenza considerevole del tracciato, per la Coppa è affidata a due artisti della neve, Edy e Georg, che risalgono la gemella rossa della Gran Risa, meno ripida, e ridiscendono, poi, in parallelo dalla nera con i loro mezzi battipista, come in una danza. “Di ogni passo avanti fatto in Coppa poi beneficia tutto il comprensorio”, spiega Varallo, e quindi tutti i turisti che si trovano davvero una neve da campioni.

Articolo a firma di Lucia Galli pubblicato sul numero 728 di Sciare Magazine

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