Quali sono i costi ambientali e sociali del “sistema neve” quando in montagna, per far fronte alla scarsità o all’assenza di neve naturale sulle piste da sci, è necessario utilizzare gli impianti artificiali di innevamento?
Per la prima volta in assoluto in Italia, i ricercatori del centro ENEA di Bologna, in collaborazione con l’ANEF – Associazione Nazionale Esercenti Funiviari e per conto del Ministero dell’Ambiente, hanno condotto un indagine per misurare la carbon & water footprint della neve artificiale. Carbon & water footprint esprimono, rispettivamente, il totale delle emissioni di gas ad effetto serra e il consumo di acqua dolce da parte di un consumatore o di un produttore.
I risultati dello studio, condotto nell’ambito della Carta di Cortina, sono stati presentati lo scorso 5 giugno da Valeria Ghezzi, presidente ANEF, al Green Social Economy Summit di Rimini, e costituiscono un vero e proprio case history per il settore.
L’analisi condotta da ENEA servirà a tracciare le linee guida future per migliorare la gestione del “sistema neve”: le prime conclusioni della ricerca confermano l’importanza dell’impatto delle fonti rinnovabili, in grado di ridurre le emissioni di gas serra, e l’importanza dei materiali utilizzati per realizzare gli impianti di distribuzione dell’acqua.
Questi dati serviranno a coinvolgere sempre più strutture ricettive, impianti di risalita e operatori del territorio, aiutandoli a focalizzarsi sulle best practice sostenibili. Lo studio si estenderà, in futuro, all’analisi dell’impatto del prelievo dall’intero bacino idrogeologico, tenendo in considerazione che per produrre neve è utilizzata l’acqua delle sorgenti di montagna, restituita al ciclo idrologico con il disgelo, metodo che si rivela particolarmente utile nei periodi di siccità.
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