Ritratto delle aziende funiviarie italiane

In attesa di poter finalmente salire sugli impianti per le prime sciate di stagione, proviamo a “smontare” un’azienda funiviaria per osservarla dall’interno, come una macchina complessa e ricca di ingranaggi.

In Italia le aziende funiviarie possono assumere praticamente tutte le forme giuridiche previste dal codice civile: dalle più piccole, con un solo skilift (società di persone) a quelle più grandi, complesse e strutturate (società per azioni). Rispetto a quanto accade in altri Paesi, qui nessuna società assume proporzioni tali da essere quotata in Borsa. Da noi vale il detto “piccolo è bello”.

Piuttosto, negli anni le aziende sono cresciute in altri modi, consorziandosi e unendosi per promuovere il territorio e lo sci. Tipici esempi sono Dolomiti Superski e Skirama Dolomiti Adamello-Brenta, ma anche Livigno, la Valle d’Aosta o l’Abetone, dove esistono un unico skipass e un’unica promozione. Una peculiarità, questa, del settore: gli imprenditori fanno un passo indietro, rinunciando a parte della propria “sovranità”, per farne dieci in avanti, tutti insieme, creando un prodotto comune. Un esempio bellissimo di “gestione di sistema” che può fare la fortuna di aziende grandi e piccole.

Alcuni dei fattori di successo di un’azienda funiviaria sono la vocazione turistica, la location e l’altitudine. Talvolta può essere difficile mantenersi in equilibrio, e allora gli enti pubblici locali intervengono e supportano finanziariamente le aziende, consapevoli che l’indotto, ovvero le importanti ricadute sul territorio in termini di occupazione, economia, lotta all’abbandono della montagna, sarà a beneficio di tutta la comunità.

Quanto agli investimenti nel settore, in genere richiedono risorse economiche decisamente sproporzionate rispetto al “peso” delle aziende in termini di dimensioni e fatturato. Per questo sono necessari business plan solidissimi e valutazioni attente rispetto a scelte finanziarie, tecniche e tecnologiche. Un passo falso può avere conseguenze drammatiche.

Ma osserviamo più da vicino questo tipo di impresa: essendo aziende industriali a tutti gli effetti, le società di impianti a fune vanno gestite applicando logiche, procedure, metodi che ne garantiscano l’equilibrio e la capacità di affrontare le situazioni più difficili. Figura centrale è il Caposervizio, un dipendente responsabile di tutti gli impianti dell’azienda. In situazioni speciali – nell’urgenza del soccorso, ad esempio – assume la qualifica di pubblico ufficiale con poteri assoluti. Nelle micro-aziende il Caposervizio frequentemente è lo stesso titolare, mentre sono dei professionisti esterni ad occuparsi degli aspetti di carattere tecnico ed amministrativo contabile. Nelle aziende medio-piccole e medie è previsto un reparto tecnico per il funzionamento degli impianti e la manutenzione: un reparto che, nelle grandi aziende, diventa un vero e proprio ufficio tecnico, con funzioni anche di progettazione e direzione lavori. Quanto alla gestione amministrativo-contabile, assume un’importanza ancor più decisiva per il fatto che l’attività è stagionale, con forti oscillazioni delle risorse finanziarie.

Tante professionalità differenti sono al servizio di una grande capacità di programmazione e una plasticità adattativa non indifferente, qualità che sono nel Dna di queste aziende: chi è sottoposto ai capricci del clima deve giocare d’anticipo. Questo perché il fattore meteo influisce sul settore molto più che la crisi economica globale. Decisamente, non c’è nulla come una bella nevicata per riportare l’ottimismo in quota.

di Valeria Ghezzi e Elena Tartaglione pubblicato su Rivista Sciare numero 716

 

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