Allarme costi per la poca neve (Il Sole 24 ORE)

Confronto aperto sull’avvio della stagione turistica invernale, con gli operatori su fronti contrapposti. A pagare il conto di questo anomalo Natale senza neve sono state soprattutto le 2.200 società di gestione degli impianti di risalita: per loro calo del business stimato intorno al 20%, enormi investimenti per garantire l’innevamento artificiale delle piste e un’ampia fetta degli 11mila lavoratori di settore (un terzo dei quali a tempo indeterminato, il resto stagionali) a casa per mancata apertura.

«Dopo una serie di confronti con i colleghi – commenta Valeria Ghezzi, presidente di Anef- Confindustria – possiamo dire che questa stagione ha visto lavorare a pieno ritmo una ristretta cerchia di operatori, magari in località in cui lo sci non rappresenta l’unico attrattore. Ci sono poi comprensori che hanno lavorato, ma dietro le ingenti spese in energia e manodopera sostenute per innevare artificialmente. Ci sono quindi impianti di dimensioni medio-piccole che hanno addirittura rinunciato ad aprire». Dal 30 al 50% delle strutture censite in Italia rientra in questa categoria.

Un’altra distinzione va fatta tra esercenti funiviari “puri” e aziende che si occupano anche di ricettività e servizi. «Queste ultime – prosegue Ghezzi – in alcuni casi hanno compensato grazie alla diversificazione dell’offerta. Chi invece può contare soltanto sul flusso degli sciatori giornalieri ha sofferto parecchio». A livello medio, la contrazione del business fino a questo punto è stimabile intorno al 20%, rispetto al miliardo di giro d’affari dell’anno scorso, ma a quanto pare non rappresenta neanche il male maggiore: «La neve artificiale – continua il presidente di Anef – costa intorno ai 3 euro a metro cubo. Innevare piste senza fondo naturale come abbiamo dovuto fare quest’anno comporta investimenti che oscillano dai 25 ai 30mila euro a chilometro».

Le nevicate di questi ultimi giorni cambieranno le carte in tavola? «Ci hanno restituito – risponde Ghezzi – il colpo d’occhio del paesaggio invernale, ma non ci hanno risolto il problema: si continua a sciare solo grazie all’innevamento artificiale». Lecito invocare lo stato di calamità naturale, come ha fatto qualcuno? «Messa così – dichiara l’imprenditrice – mi sembra un’esagerazione ma, se non altro, il Governo che già ha provveduto ad allungare i tempi di vita degli impianti di risalita come chiedeva il settore, potrebbe immaginare misure a sostegno delle aziende in difficoltà, come il risparmio delle accise sui costi sostenuti per l’innevamento artificiale o ammortizzatori sociali per i lavoratori che sono rimasti a casa».

Per gli operatori alberghieri il bilancio di questo primo scorsi d’inverno è di tuttaltro tenore visto che si è puntato molto sull’offerta benesse e sui non sciatori .

«Il periodo festivo in montagna è andato bene su tutto l arco alpino nonostante carenza o assenza di neve – dice Giorgio Palmucci, presidente di Aica-Confindustria –. Buone, in generale, presenze sia sulle Dolomiti, sia in Piemonte e Valle d Aosta. Le previsioni meteo prevedono precipitazioni in questi giorni che dovrebbero permettere di consolidare l innevamento per le prossime settimane . Valutiamo la ripresadel mercato russo che festeggia in questi giorni il Natale e il capodanno ortodossi».

I grandi gruppi non disinvestono. «Le vendite sul prodotto neve rispetto all’anno scorso registrano un segno positivo, siamo fiduciosi che il trend di vendite possa aumentare ulteriormente – dice Giorgio Trivellon, sales manager Club Med –. Nel piano di sviluppo di Club Med certamente tra le priorità c’è anche l’apertura di qualche nuovo resort in montagna a partire dall’inverno prossimo».

(Vincenzo Chierchia)

Link: http://www.ilsole24ore.com/art/impresa-e-territori/2016-01-08/allarme-costi-la-poca-neve-063834.shtml?uuid=ACmx1D6B

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