“Gli impianti di risalita devono pagare l’Imu”: scatta l’allarme

Aosta – “Il principio di introdurre una tassazione sugli impianti funiviari sia da contrastare in tutte le sedi perché queste infrastrutture di trasporto sono funzionali e accessorie alla fragile economia delle zone di montagna” commenta Marguerettaz.

Gli impianti di risalita devono pagare l’Imu. A dirlo è la Cassazione con una sentenza del gennaio scorso che sta facendo tremare le società. Le cifre variano dai 25 mila euro all’anno per una seggiovia a sei posti ai 50 mila per una telecabina a otto posti. Una mazzata per i bilanci, già precari, delle società.

“Credo sia importante analizzare e approfondire la portata di questa sentenza prima di trarre conclusioni definitive” sottolinea l’Assessore regionale al Turismo, Aurelio Marguerettaz “In prima battuta mi pare che il principio di introdurre una tassazione sugli impianti funiviari sia da contrastare in tutte le sedi perchè queste infrastrutture di trasporto sono funzionali e accessorie alla fragile economia delle zone di montagna”.

Il grido di allarme è arrivato ieri da Belluno, dove il presidente nazionale di Anef, Valeria Ghezzi ha tenuto un’assemblea straordinaria.

La sentenza, destinata a fare giurisprudenza, è la numero 4541 del 21 gennaio 2015 e riguarda il ricorso dell’Agenzia del Territorio – Agenzia delle Entrate contro la società Funivia Arabba Marbolada – Sofma Spa. La Suprema Corte entra nel merito del ricorso presentato dall’Agenzia delle Entrate contro la sentenza della Commissione tributaria regionale del Veneto dell’ottobre 2011, che affermava l’illegittimità della nuova classificazione catastale di un impianto della società: non più di trasporto pubblico ma attività commerciale e quindi soggetta al pagamento dell’Imu.

(Silvia Savoye)

Link: http://www.aostasera.it/articoli/2015/03/24/35393/gli-impianti-di-risalita-devono-pagare-limu-scatta-lallarme

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