Impiantisti, inverno salvo «Ma a costi stratosferici» (Corriere Imprese Trentino)

I dati di Skirama e Dolomiti superski: in aumento passaggi e ricavi Ghezzi (Anef): la neve programmata vale il 30% del fatturato

Una stagione da incorniciare, culminata in una Pasqua da record. Tutto bene, se non fosse che per garantire gli ottimi risultati in termini di presenze di pubblico, le società si sono svenate per supplire alle bizze della natura e fornire il prodotto di base, che regge la giostra del turismo d’inverno: la neve artificiale, i cui costi sono definiti, per l’anno che va verso la conclusione, «stratosferici». Questa la fotografia – effettuata ai primi di aprile, a stagione quasi conclusa – dell’annata del comparto sciistico del Trentino Alto Adige e di riflesso nazionale. Skirama, il carosello che riunisce Madonna di Campiglio, Pinzolo, Folgarida-Marilleva, Peio, Tonale e monte Bondone, vanta un numero di passaggi totali pari a 46 milioni e 540.334, il 2,56% in più rispetto all’inverno 2014/2015. «I dati finora parlano di una stagione positiva» riflette Francesco Bosco, direttore delle Funivie Madonna di Campiglio, presidente di Anef Confindustria in Trentino e consigliere della struttura di raccordo per 15 società, a cui fanno capo 380 chilometri di piste e 150 impianti. «In dicembre – prosegue – abbiamo avuto alcune difficoltà, dovute alla mancanza di neve in alcune località». Le più piccole, come il Bondone, sono state messe in crisi dall’altitudine limitata e dal caldo, che hanno ostacolato la produzione dei cannoni. «Poi gennaio, febbraio sono andati bene, marzo molto bene. La Pasqua ha fatto registrare il tutto esaurito», aggiunge Bosco. A preoccupare tutti è la questione energetica. I costi dell’innevamento rischiano di travolgere chi non ottiene ricavi all’altezza. «Le bollette, mi riferisco a Campiglio, sono stratosferiche» rivela il manager. «Siamo sul milione e 800.000 euro. I ricavi quest’anno dovrebbero essere leggermente superiori allo scorso anno, circa il 2%, con un bilancio in utile. I costi energetici sono ancora sopportabili, ma pesanti. E non ci sono solo quelli». Bosco elenca le spese dell’innevamento. «Il consumo di gasolio dei gatti delle nevi, i ricambi e l’usura dei mezzi, dato che la sostanza artificiale è meno malleabile di quella naturale e le lame si rovinano prima. Poi c’è il costo della manodopera. Gli snowmaker lavorano di notte». Secondo il presidente trentino di Anef, la categoria che rappresenta gli impiantisti, «determinate società non sono in grado di reggere questi costi». Si dovrebbe quindi pensare a forme di condivisione. «Le spese – chiarisce – oggi sono a carico solo degli impiantisti, ma vanno a beneficio di tutto l’indotto, perché senza neve artificiale non si scia, e se non si scia la gente non viene in montagna. Ci dovrebbe quindi essere una compartecipazione di tutte le categorie». Simile la valutazione che proviene dalle Dolomiti orientali. «La stagione è andata bene, la Pasqua ancora meglio. Ottima neve, bel tempo, la qualità dell’offerta, unite alla percezione di una destinazione sicura, con la minaccia del terrorismo un po’ ovunque, hanno portato la gente sulle nostre piste», dice Thomas Mussner, direttore di Dolomiti Superski. Il carosello copre un’area molto vasta, da Cortina alla val di Fiemme in Trentino, passando per val Gardena e Marmolada, ha totalizzato 151 milioni di passaggi, il 6% in più rispetto alla stagione scorsa. Il sabato di Pasqua, 26 marzo, ne ha registrati 1,9 milioni. La media delle festività era ferma a 860.000. Le società del Superski viaggiano su un fatturato totale di 300 milioni di euro, circa il 4% in più dell’anno prima. L’utile non si può ancora stimare. «Dipende dai costi» dice Mussner. E si sa che saranno alti. «Non è facile parlare delle spese dell’innevamento, perché ogni società ha metodi diversi» riflette Sandro Lazzari, presidente del carosello. «Per dare un’idea, i cannoni producono circa 30 metri cubi di neve in un’ora, ogni metro cubo costa due euro e copre 2,5 metri quadrati di piste. Noi di chilometri ne abbiamo 1.000 e ognuno vale 4 ettari». A tirare le fila, ampliando il discorso sul panorama nazionale, è Valeria Ghezzi, guida delle funivie di San Martino di Castrozza e presidente italiana di Anef Confindustria. «Il nostro settore vale un miliardo l’anno come giro d’affari, per 11.000 dipendenti, fra fissi e stagionali, il cui numero non è sceso nonostante la crisi economica. L’innevamento vale il 10-15% del fatturato». Sono quasi 150 milioni. Non è finita. «Considerando gli ammortamenti, che pesano tantissimo, arriviamo al 30%, 300 milioni. Costi stratosferici». La neve artificiale è il nuovo, salatissimo oro bianco della montagna. «La stagione è stata salvata dai cannoni. Le stazioni piccole, situate a un’altitudine non elevata, sono andate male». Ghezzi si associa ai colleghi: «In un convegno a Cortina, il presidente di Federturismo ha proposto di riservare una parte della tassa di soggiorno per sostenere l’innevamento artificiale, che regge tutto il comparto. Se funzionano gli impianti, che vanno a energia rinnovabile, dato che è idroelettrica, e non sprecano acqua, funziona un po’ tutto, dai ristoranti ai maestri di sci». Insomma, un contributo secondo gli impiantisti è necessario, dato che l’adeguamento previsto degli skipass, da solo, non potrà assorbire l’aumento dei costi di un sistema che, a fine stagione, si riscopre fragile. Ai vertici Il consorzio Skirama (in alto Francesco Bosco, direttore Funivie Campiglio) conta 150 impianti e 380 chilometri di piste Il consorzio Dolomiti Superski (al centro il direttore Thomas Mussner) conta 12 aree sciistiche e 1.200 chilometri di piste L’Anef (Associazione nazionale esercenti funiviari), presieduta da Valeria Ghezzi è l’associazione nazionale degli esercenti aderente a Confindustria. Conta circa 1.500 impianti.

Il bilancio sulle piste PASSAGGICONSORZIOSKIRAMA 46.540.334 PASSAGGI DOLOMITI SUPERSKI 151.000.000 -15,5% +17,9%

(Stefano Voltolini)

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