Ciò che lega la fune: impianti e territorio

Gli impianti motore dell’economia della montagna, legati a doppio filo alle comunità che la abitano tutto l’anno.

Cosa trasporta un impianto a fune? Facile, i passeggeri, sciatori e snowboarder in inverno, escursionisti e biker in estate, dentro le cabine delle funivie, seduti sulle seggiovie, appesi a uno skilift. Ma attenzione, era una domanda trabocchetto: questo sistema di trasporto traina anche un’intera economia. In particolare, unisce ciò che ruota intorno alla montagna come meta turistica. E così, se si “slega” la fune, diventa difficile tenere insieme alberghi, ristoranti a bordo pista, noleggi di sci, maestri di sci: tutto un indotto rischia di perdere la sua ragione d’essere. Eppure anche gli impianti, presi da soli, senza tutto il resto, non sono competitivi: tornano ad essere poco più che ascensori fuori contesto.

Il motivo è ben sintetizzato da Cristian Gasperi, General Manager di Funivie Folgarida Marilleva S.p.A., in Val di Sole. “Noi non vendiamo skipass, ma vacanze” commenta. “Ci troviamo in una destinazione turistica, parte di un sistema, con altri stakeholder concorriamo a definire un prodotto turistico”. Tutto parte dall’analisi delle motivazioni di viaggio. In una stazione turistica si viene principalmente per lo sci alpino, anche se in famiglia o nel gruppo di amici c’è quasi sempre qualcuno che pratica altri sport, è interessato a raggiungere vette panoramiche, desidera respirare aria pura, ama la montagna in mille modi diversi. “Chi compra uno skipass è qui per vivere un’esperienza, sono perciò essenziali tutti i servizi che generano emozioni e che permettono a questa esperienza di essere la più ricca possibile”.

Il turismo sostenibile non è solo quello che riduce le emissioni di CO2, riduce lo spreco di risorse e fa uso di energia rinnovabile. “Oltre alla sostenibilità di tipo ambientale ne contiamo altre due: la sostenibilità economica, necessaria per sostenersi e investire, e una forma di sostenibilità che potremmo definire “territoriale”, che ci impone di agire per il bene di chi la montagna la vive tutti i giorni, la comunità locale, che ha esigenze proprie. In nome di queste tre priorità gli attori di filiera, cioè gli impiantisti, la ricettività, i piccoli commercianti, i noleggiatori, i maestri di sci, definiscono il sistema locale di offerta turistica (SLO)”.

A questo servono le piattaforme come i tavoli condivisi, le cabine di regia e tutti quegli organismi che uniscono stakeholder pubblici e privati al fine di promuovere il turismo. Inoltre le aziende funiviarie finanziano investimenti di carattere più generale, come parcheggi, bacini idrici, manutenzione delle strade, che fanno girare l’economia.

Qualche dato? A livello italiano, circa quasi un terzo degli incassi degli impianti a fune sono riversati sul territorio sotto forma di acquisto di beni e servizi offerti da aziende del territorio, mentre un altro 30% entra nelle tasche dei dipendenti come stipendio e contributi. Per non parlare del ruolo giocato dagli impianti nell’evitare lo spopolamento della montagna, soprattutto in area appenninica. Riassumendo, la fune è il motore di un’economia che fa vivere il territorio.

Articolo a firma di Elena Tartaglione pubblicato sul numero 727 di Sciare Magazine

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