Piste sicure: gli impiantisti in prima linea

Angeli custodi delle piste, i gestori assicurano il primo soccorso e il trasporto degli infortunati verso un luogo sicuro, aspettando l’arrivo degli operatori. Non solo, promuovono la cultura della sicurezza e della responsabilità, che ricade anche sugli sciatori.

 

 

 

Il calendario avanza inesorabile, la primavera è alle porte, e sono in molti a salire in quota per chiudere la stagione con gli sci ai piedi. Il desiderio di godersi le ultime discese non deve però farci abbassare la guardia, ed evitare incidenti in pista deve rimanere la priorità. Quando si tratta di sicurezza, gli impiantisti sono sempre in prima linea: il loro punto di riferimento è la legge 24/12/2003 n. 363, che detta le regole da seguire nella pratica non agonistica e definisce le norme che riguardano la gestione delle aree sciabili. La legge 363 è stata introdotta per favorire lo sviluppo delle attività in montagna in un’ottica che salvaguardi tutti gli attori coinvolti, sciatori, impiantisti, soccorritori, a tutela della salute, dell’ambiente e delle attività economiche.

 

Ma qual è il ruolo dei gestori delle piste? Principalmente devono assicurare il soccorso ed il trasporto degli infortunati, che faranno in modo di collocare in luoghi accessibili dai più vicini centri di assistenza sanitaria o di pronto soccorso. Si tratta di un obbligo assoluto, e perciò seguono una formazione specifica: i gestori sono generalmente in possesso della qualifica di soccorritore, conseguita secondo la vigente normativa in materia. La fase del soccorso non viene specificata in questa sede: spetta alle singole normative regionali entrare nel dettaglio.

 

In ogni caso, gli operatori devono essere dotati di attrezzature ed equipaggiamento per recuperare le persone che hanno subito un infortunio, per prestare interventi sanitari di primo soccorso e per il trasporto, in attesa che subentrino gli ordinari servizi di soccorso. Per questo motivo sulle piste vengono allestite delle postazioni, dei punti fissi di chiamata.

 

Sarebbe riduttivo, però, ricordare solamente le azioni messe in campo in caso di emergenza: ogni giorno i gestori si impegnano a rendere le piste sicure e a diffondere, a contatto con il pubblico, la cultura della sicurezza, promuovendo un approccio basato su consapevolezza e riduzione del rischio. Sono un punto di riferimento per i turisti, e possono aiutare gli sciatori a scegliere il percorso più adatto alle loro capacità e alle condizioni del manto nevoso.

 

La cultura della sicurezza passa anche attraverso la nozione di responsabilità individuale dello sciatore, che è tenuto a seguire semplici regole di condotta riguardanti ad esempio i sorpassi, la precedenza a chi proviene da destra, le soste a bordo pista, l’obbligo di prestare soccorso agli infortunati dando l’allarme e di indossare il casco fino ai 14 anni.

 

Ed è sempre in nome della responsabilità che, in via sperimentale, alcune aree sciabili hanno adottato il soccorso a pagamento, come già accade in quasi tutta Europa. Un’iniziativa che finora ha prodotto vari effetti positivi. Da un lato, infatti, chi chiama il soccorso ne ha davvero necessità, e così il numero dei soccorsi effettuati è calato in percentuale a doppia cifra, liberando le forze di soccorso per le necessità più urgenti. Dall’altro lato, dove il soccorso è a pagamento è aumentato il numero di polizze assicurative stipulate: con una somma modesta si assicurano sia le spese di soccorso che la responsabilità civile verso terzi. Ma soprattutto, il soccorso a pagamento è strettamente collegato a una migliore qualità dell’intervento: le risorse economiche in più vengono investite nel potenziamento del servizio, grazie alla maggiore disponibilità di medici rianimatori e personale altamente specializzato.

 

 

di Massimo Fossati e Elena Tartaglione

 

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