Un bilancio sulla stagione invernale

Sta volgendo al termine la stagione sciistica della “ripartenza”. L’intero mondo della neve è tornato a lavorare con entusiasmo accogliendo gli appassionati sulle piste delle Alpi e degli Appennini. L’entusiasmo è stato palpabile, con il popolo degli sciatori che è tornato in montagna dopo un intero inverno di stop a causa delle restrizioni imposte dalla pandemia di Covid-19 che hanno impedito l’apertura di piste impianti a partire dal marzo del 2020, quando i primi casi esplodevano nel nord Italia, e per l’intero inverno 2020/2021.

Secondo Valeria Ghezzi, presidente di ANEF: “Il bilancio della stagione è positivo, soprattutto se paragonato con le prospettive che avevamo. I numeri parlano di un calo di presenze tra il 2 e il 10%, un risultato più che accettabile. Va però anche detto che c’è molta diversità tra le ski area e alcune hanno avuto più problemi di altri. La voglia di sciare comunque c’è e la passione per la montagna è rimasta intatta”.

Le difficoltà sono state tuttavia molte, a partire dalla convivenza con la pandemia di Covid-19, problematica in particolare nella prima parte della stagione, fino alla sostanziale mancanza di neve naturale e ai costi energetici in crescita.

“A causa della pandemia ci sono state diverse cancellazioni, e un certo timore nelle prenotazioni. Pensiamo alle lunghe quarantene delle famiglie soprattutto nei mesi di dicembre e gennaio, in particolare per chi ha figli in età scolare. Anche gli arrivi dall’estero sono stati giocoforza meno del solito”.

In termini generali le cose sono andate meglio sugli Appennini, sia perché hanno ricevuto qualche nevicata in più, sia per la prossimità delle stazioni sciistiche ai centri abitati.

“Le ski area appenniniche permettono vacanze a corto raggio, prenotatili all’ultimo momento. In generale sono state privilegiate le stazioni di prossimità, quelle vicine alle città facilmente raggiungibili anche con una gita in giornata o prenotando all’ultimo minuto”.

Un fatto molto positivo per le stazioni del centro – sud Italia che, oltre allo stop generalizzato della scorsa stagione, anche in quella precedente avevano vissuto un anno molto critico, con la neve che era arrivata solo alla vigilia del primo lockdown (marzo 2020).

Molto si è discusso anche del Green Pass che tuttavia continua Valeria Ghezzi: “non è stato un grande problema, non per la gestione da parte delle Ski Aree e nemmeno per la clientela: la maggior parte della gente ha accettato di buon grado la situazione e il fatto che ci volesse la certificazione per sciare. Anche nei controlli fatti dalle forze dell’ordine sono state riscontrate ben poche infrazioni”.

In un quadro sostanzialmente positivo va registrato il tasto dolente che potrebbe condizionare anche il prossimo futuro dello sci.

“I costi sono andati alle stelle, questo aumento è la variabile da affrontare nell’immediato futuro e che non sappiamo dove ci porterà. Un problema che ha acquisito dimensioni particolarmente critiche in un inverno privo di precipitazione in cui si è fatto largo uso dei sistemi di innevamento programmato”.

Francesco Lovati

Ufficio stampa DOC-COM

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